giovedì 28 giugno 2012

A spasso con Ghighi

Gennaio 1946.


Una domenica qualsiasi, alle tre e trenta del mattino, una bella ragazza, dai lineamenti classici e dagli occhi neri, si alza nella sua stanza in soffitta. Fa freddo e la bora soffia. Forse sta perfino nevicando.
Il riscaldamento non esiste, i caminetti sono per i ricchi. L'acqua bisogna andare a prenderla alla fontella, vicino al sagrato della chiesa.
La ragazza entra furtiva nella camera dei suoi, e usa per le abluzioni l'acqua rubata dal recipiente posto sul lavaman, mentre i suoi dormono ancora.
Si veste con gli abiti preparati con cura il giorno prima. Scende in cucina, mangia un pezzo di pane di segale per colazione, finisce di vestirsi, infila il giaccone di lana pesante e raccoglie una valigia di pelle con dentro pochi effetti. L'altra mano la usa per tenere saldi due pezzi di legno lunghi, ornati di fermagli di ferro e cinghie di pelle. Li posa in equilibrio sulle spalle, poi recupera anche due bastoni di ferro, ed inizia la camminata.


Dopo un'ora, finalmente giunge nel centro cittadino: poche le luci, macchine in giro neanche a parlarne, solo un paio di jeep militari americane a vigilare sul coprifuoco. Ma nessuno le chiede niente: è solo una ragazzina, e tutti vogliono dimenticare gli anni della guerra e i sospetti, e la paura. La guerra è finita, ora è già iniziata la ricostruzione, e una ragazzina che va in giro alle cinque di mattina in una giornata di bora e neve con gli sci in spalla non fa nessuna paura. Curiosità si, e tanta, ma del resto non c'è nessuno in giro da incuriosire, e poi quei pazzi della Trenta Ottobre li conoscono tutti, sono i fanatici delle scalate, dei giri in bici, delle grotte e delle gite in montagna.


La ragazza giunge al punto del ritrovo, i camion sono pronti. Sono dei semplici camion militari con il telo a coprire i passeggeri. Ragazzi e ragazze salgono pieni di freddo e con gli occhi che brillano di avventura. Gli sci e le borse vengono caricate. Il viaggio ha inizio. Per dodici lunghe ore la bufera di neve li segue lungo il tragitto. E finalmente arrivano a Toblach (Dobbiacco).
Scendono dal camion e si dirigono, ordinati e silenziosi, verso l'albergo. Albergo? Una casupola che funge da ufficio postale, albergo, stalla, camerata, taverna. E probabilmente ancora qualcos'altro.
Si parla solo tedesco, ma la ragazza bruna non si perde d'animo: la sua famiglia ha fatto parte dell'Impero dal 1360, il tedesco è sempre stato solo una delle lingue che si parlavano a casa, insieme a sloveno, italiano, dialetto e ungherese. E anche i suoi compagni di viaggio lo parlano, avendolo appreso dopo l'annessione.
E sono ben educati, fisici sportivi, ragazzi sani, rispettosi. I figli della lupa erano gente per bene, così come i ragazzi della hitler jugend, deve aver pensato l'oste tirolese, che non rifiuta di offrire pane e salsiccia.


E il giorno dopo sci ai piedi, e pelli di foca per scalare le montagne, la ragazza bruna e i suoi compagni iniziano la settimana bianca, così diversa da ciò che oggi trascorrono le famiglie in val badia, hotel con sauna e mezza pensione.


*         *         *


La ragazza bruna non si è mai sposata: ha avuto due proposte*, ma le ha rifiutate entrambe. Ha preferito una vita di libertà semplici, passeggiate nei boschi di Plitvice, gite in bici sulle Dolomiti con uno zio di qualche anno più anziano.
Ancora oggi, quando il sole splende alto, e soffia una leggera brezza, la si può veder passeggiare a Barcola, o sulla Napoleonica (mete raggiunte rigorosamente a piedi).
O a fare da baby-sitter al nipotino di un anno e mezzo, un vivace bimbo biondo come un finlandese, sfogliargli i libriccini cartonati, o insegnargli i nomi degli oggetti che lui indica: qualche volta sillaba in italiano, qualche volta in sloveno, altre in tedesco.
E senza mai riposare, mentre mamma-juni si abbiocca sul divano, figlia del suo tempo e della pigrizia che gli è propria.






*L'ultima volta un paio d'anni fa, ma questa è un'altra storia di famiglia...

venerdì 20 gennaio 2012

Su il sipario

Allora, il problema adesso è importare i dati da splinder.

Ah, come non detto. Il messaggio dice "Al momento non è possibile importare da altri servizi blog"...

Bon, armiamoci di santa pazienza, con un po' di tempo a disposizione vedrò di copia&incollare alcuni vecchi post.

Intanto un bacio a tutti.


Juni